'Alla Salute! Un aperitivo con l'esperto' per il benessere femminile
Il quarto appuntamento di ‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto‘, l’iniziativa sociale di Basket Brescia Leonessa e Poliambulatorio Oberdan promossa nell’ambito del progetto Sport & Salute, si è tinto di rosa per appoggiare una causa particolarmente cara al mondo della Leonessa, quale il contrasto al sessismo e la lotta contro la discriminazione di genere, oltre alla promozione del benessere femminile.
La serata di incontro tra esperti e comunità, intitolata ‘Ben-essere donna…perché essere vittima non è una colpa!‘ e svoltasi al locale ID Concept Store di Brescia, ha rappresentato un filo conduttore con gli eventi collaterali realizzati da Basket Brescia Leonessa in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, celebrata lo scorso 25 novembre, per la quale la società sportiva bresciana si è fatta promotrice e testimone di iniziative a sostegno di tematiche più che mai attuali e tristemente specchio della realtà quotidiana come, appunto, la violenza, il sessismo e ogni forma o sfaccettatura della discriminazione di genere.
Al tavolo dei relatori, come sempre diretto dal dott. Federico Maffezzoni (dottore in psicologia clinica) un duo al femminile competente ed esplosivo: la dott.ssa Elisa Chiappani (psicologa) e la dott.ssa Antonella Bertolotti (medico psichiatra) hanno interagito con i partecipanti attraverso interventi affrontati con spirito e modalità coinvolgenti e informali, secondo il consueto format di serata, pur trattando gli argomenti con la delicatezza richiesta dal tema.
“Le ultime ricerche evidenziano come ogni uomo e ogni donna conservino uno stereotipo sedimentato nel tempo – esordisce la dott.ssa Chiappani – . Anche ai giorni nostri, ci si aspetta che la donna debba mostrarsi accogliente, sorridente, in grado di prendersi cura, di saper aspettare ed essere obbediente, a discapito del proprio essere: la donna deve saper “stare”. L’uomo, al contrario, viene inquadrato come colui che agisce, sia in maniera pratica che intellettuale. Nonostante oggi si continui a lottare per pari diritti, di fatto lo stereotipo rimane ancora molto forte e si evince come, nel momento in cui una donna cerchi di evadere da questo ruolo di genere, il tentativo venga percepito in maniera negativa, rendendola soggetta ad attacchi e critiche, anche da parte di altre donne. È invece bene che tra noi si faccia rete, condividendo e tenendoci la mano”.
“Il femminicidio è la punta dell’iceberg, l’espressione massima di aggressività e violenza – prosegue la psicologa -. Ci sentiamo sempre come se a noi non potesse mai succedere, come se fosse qualcosa di estremamente lontano. In realtà, violenza è tutto ciò che limita ogni forma dell’essere: nel fare, dire, decidere, nell’indipendenza economica, nel lavoro e nella sfera psicologica. I termini violenza e aggressività sono parti della stessa famiglia e hanno diversi gradi: la violenza genera trauma e impotenza, poiché crea una situazione dalla quale è impossibile trovare una via di fuga. La donna è complessità e non deve raggiungere l’uomo: entrambi hanno gradini da fare e vette diverse da raggiungere, entrambi hanno proprie abilità che devono sviluppare come credono, in qualità di persona”.
“C’è una profonda assonanza tra la violenza che subiscono le donne nigeriane e quelle che subiscono le donne italiane – commenta la dott.ssa Bertolotti, portando la propria esperienza come volontaria tra i migranti che approdano sulle coste italiane -. Quest’anno sono sbarcate 11.000 donne nigeriane, moltissime di queste vittime di sfruttamento. E risulta che, in Italia, ogni 15 minuti una donna subisca violenza. Tante hanno il coraggio di ribellarsi e di raccontare la propria esperienza, per quanto non sia facile, poiché raccontare implica avere qualcuno che ascolti. Tutto è direttamente proporzionale alla mancanza di attenzione: se in una coppia manca, cade la relazione. Certamente l’attenzione costa fatica, perché tiene costantemente sul filo del rasoio e non si può stare tranquilli, se si vuol stare attenti: ma non stare tranquilli è bellissimo”.
“Spesso si parla di medicina narrativa – conclude il medico psichiatra – . Ci sono dei mezzi, come l’arteterapia, che permettono di esprimere ed esternare graficamente quello che non riusciamo a fare verbalmente. In molti casi di violenza si prova vergogna nel parlarne, anche perché si innesca nella donna la componente protettiva: e se proteggere l’uomo violento è sbagliato, aiutare la persona aggressiva significa invece metterla a nudo. L’arte e l’amore vincono il tempo e danno la possibilità di andare oltre, di avere un futuro”.