‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto’ nel segno di Movember
La sala stampa del PalaLeonessa A2A ha accolto il terzo appuntamento di ‘Alla Salute! Un aperitivo con l’esperto’, l’evento ideato e promosso da Poliambulatorio Oberdan in collaborazione con Basket Brescia Leonessa nell’ambito del progetto speciale Sport & Salute.
Sulla scorta delle precedenti esperienze, l’iniziativa si pone l’obiettivo di rappresentare un’occasione di incontro e dialogo con esperti in campo medico, che sia tuttavia spogliata di formalità e coinvolga la comunità al completo circa tematiche attuali: un interscambio formativo e non a senso unico, dunque, che solleciti nei partecipanti interesse e curiosità.
La serata, dal titolo ‘Insieme per Movember! Tra prevenzione e cura della salute maschile’, ha rappresentato la tappa conclusiva delle attività organizzate nel mese di novembre per Movember, campagna mondiale di prevenzione e sensibilizzazione della salute maschile alla quale Basket Brescia Leonessa e Poliambulatorio Oberdan hanno aderito.
A dialogare con i presenti, coadiuvati dal dott. Federico Maffezzoni (dottore in psicologia clinica e moderatore della serata) due figure autorevoli: il Prof. Alessandro Antonelli, medico urologo presso Poliambulatorio Oberdan, professore universitario e Direttore dell’Unità Operativa di Urologia dell’ospedale di Borgo Trento di Verona e il Dott. Fabio Marchetti, psicoterapeuta specializzato in psiconcologia presso Poliambulatorio Oberdan. Gradito ospite per un saluto conclusivo è stato anche coach Vincenzo Esposito, che si è espresso riguardo gli argomenti trattati portando la propria personale esperienza di allenatore alla guida di un gruppo di giovani uomini.
“L’attenzione per la prevenzione alla salute maschile, sostanzialmente, non esiste – esordisce il Prof. Antonelli – e Movember, in questo senso, è la principale campagna a livello mondiale per favorire questi temi. La componente di fragilità maschile è molto forte, ma sempre poco rimarcata. Movember supera lo stigma dell’uomo invulnerabile e affronta le patologie cliniche di cui è soggetto, che sono problematiche ad altissima prevalenza: il tumore alla prostata, che è il primo o secondo tumore in assoluto per frequenza, colpisce più di 1.200.000 persone ogni anno e il tumore al testicolo si classifica come prima tipologia di tumore nei giovani”.
“La prevenzione in senso stretto è poco chiarita e non ci sono comportamenti che in maniera sicura permettono di evitare la malattia, aldilà delle direttive generali rivolte a tutti – prosegue Antonelli -. Tuttavia, diagnosticare precocemente è possibile: per quanto concerne il tumore alla prostata, il primo passo da compiere è innanzitutto verificare la familiarità e la predisposizione alla malattia, avviando poi un iter di procedure mediche che prendono il via con un esame del sangue PSA, mentre per il tumore al testicolo ci si può inizialmente attivare attraverso l’autopalpazione”.
“Le prospettive di guarigione per questo tipo di diagnosi sono altissime – conclude l’urologo – : pari al 95% dei casi, se la malattia è presa per tempo. Per questa ragione mi preme sottolineare che c’è bisogno di insistere sul tema della prevenzione veicolando l’attenzione verso questi argomenti, sensibilizzando la comunità affinché si comprenda che vi è una garanzia elevata di risolvere il problema. Fondamentale per il paziente è inoltre affrontare il percorso di cura con i propri cari, poiché è comprovato che l’accettazione e la condivisone di quanto accade migliora il processo stesso di guarigione”.
“È difficile confrontarsi con una patologia così carica di simbologie riferite alla virilità e alla forza del singolo – sono le parole del Dott. Fabio Marchetti, psicoterapeuta, che inquadra il tema declinandolo in ottica psicologica – . Movimenti culturali come Movember aiutano ad abbattere questo muro, sdoganando i tabù relativi alla figura maschile. Con i pazienti pre e post trattamento chirurgico oncologico della prostata mi ritrovo a ripercorrere con loro le modalità con cui hanno scoperto la patologia e com’è cambiata la qualità della vita. Si tende a non affrontare qualcosa che ci fa paura: spesso una diagnosi di questo tipo viene vissuta come un tradimento del corpo e della vita, sentimento che spesso genera nella persona una crisi e senso di isolamento”.
“Di fronte a una diagnosi oncologica, la persona reagisce con estrema paura – continua Fabio Marchetti – , poiché lo scenario sociale che si scatena è terrificante. Si parla di un disagio che va a stravolgere l’intera esistenza e tutte le sfere dell’essere umano a livello corporeo, psicologico, relazionale, spirituale e la vita stessa viene scombussolata nei più piccoli dettagli. Ogni cosa è tuttavia affrontabile se rimaniamo all’interno di una comunicazione in cui queste angosce possono essere espresse, accolte ed elaborate: quello all’interno della patologia oncologica è un viaggio complesso e risulta importantissimo avere qualcuno al proprio fianco che aiuta ad accogliere questa centrifuga emozionale”.
“Cerco sempre di costruire un rapporto con i miei giocatori che non mi rappresenti solamente come un allenatore, ma anche come genitore e, se vogliamo, anche un po’ psicologo, affinché si fidino e si confidino relativamente a tematiche importanti – è il pensiero di coach Vincenzo Esposito -. Per degli atleti, giovani e aitanti, alcune problematiche cadono ancora più facilmente nella paura e nella tendenza a non affrontare la questione. Il mio compito è anche quello di provare a far capire ai ragazzi di non avere timore e di aprirsi, per evitare che la situazione possa degenerare e il problema diventi non solo di ordine fisico, ma anche psicologico. La paura è un sentimento che nei giovani e negli sportivi attanaglia in maniera clamorosa, ma è importante comprendere che anche gli imprevisti anno parte della quotidianità e, se affrontati nella maniera migliore, possono essere superati”.